UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI UDINE
FACOLTÀ DI ECONOMIA
Capitolo Primo: IL BUSINESS PLAN: ASPETTI GENERALI
1.1. DEFINIZIONE
DI BUSINESS PLAN Il business plan o piano d’impresa
o anche studio di fattibilità è un
documento scritto che serve a presentare, in maniera
organica ed efficace, un’idea imprenditoriale
(10),
le risorse umane, tecniche e finanziarie necessarie
alla sua implementazione e i possibili risultati
che se ne potranno ricavare.
Può quindi essere definito come un documento
previsionale contenente dati quali-quantitativi
(11)che
giustifichino l’esistenza dell’azienda
in termini reali e che permettano di acquisire una
visione complessiva dell’attività aziendale
ricavandone gli obiettivi strategici e prioritari.
È quindi un progetto dettagliato, che prende
in esame tutte le aree di attività di un’impresa.
È una sorta di carta d’identità
dell’azienda, attraverso la quale si mettono
per iscritto tutte le componenti di un piano imprenditoriale:
dall’analisi di mercato al progetto finanziario,
dal marketing alla gestione delle risorse umane.
È un lavoro che richiede tempo e dedizione.
Non si tratta di una semplice descrizione dell’attività
che si intende avviare, né di un promemoria
sulle principali spese da sostenere e sui fornitori
da contattare. Si tratta di un processo di pianificazione
a tutti gli effetti che si concretizzerà
in un progetto dettagliato che dovrà “gettare
le fondamenta della nuova impresa” garantendone
maggiori probabilità di sopravvivenza.
Il processo di pianificazione aziendale sta diventando
uno strumento sempre più importante per i
managers dei nostri giorni. Pianificare significa
prendere consapevolezza di quelli che sono i rischi
legati a una specifica attività. Un’abilità,
questa, che richiede grande immaginazione nel prevedere
anche le situazioni più strane e che un manager
o imprenditore deve possedere o sviluppare.
1.2.
MOTIVAZIONI E VANTAGGI NELLA REDAZIONE DI UN BUSINESS
PLAN Le motivazioni che portano alla
stesura di un business plan sono due e sostanzialmente
dipendono dalla modalità di utilizzazione
dello stesso. La prima fa riferimento all’opportunità
di utilizzarlo come strumento di gestione interna
e di controllo (utilizzo interno), la seconda può
dipendere dalla convenienza di presentare il progetto
a:
- Possibili soci;
- Finanziatori;
- Enti che possono concedere finanziamenti agevolati;
-Merchant bank o società di venture capital
che possono essere interessate ad entrare temporaneamente
nel capitale di rischio dell’azienda.
In questi casi (utilizzo esterno) il business plan
è lo strumento in grado di valutare convenienza
economica e fattibilità finanziaria dell’idea
imprenditoriale e verrà richiesto ad esempio
dagli istituti finanziari nelle fasi che precedono
la concessione del finanziamento. Nella realtà
imprenditoriale, la maggior parte dei piani d’impresa
vengono predisposti allo scopo di ottenere finanziamenti
(12),
mentre si tende a sottovalutare la sua portata come
strumento di gestione interna e di controllo dell’attività.
Gli imprenditori sono piuttosto scettici sulla possibilità
di prevedere il futuro attraverso la stesura di
piani previsonali. A questo riguardo è opportuno
chiarire un punto importante. I bilanci previsionali
non vengono elaborati per “prevedere”,
ma per “comprendere” (13).
È vero che è molto difficile prevedere
le vendite, ma se l’imprenditore è
in grado di prevedere, anche in modo approssimativo,
l’ammontare dei costi unitari e dei costi
fissi connessi alla capacità produttiva che
intende installare, allora sarà anche in
grado di stimare in modo approssimativo il fatturato
che dovrà raggiungere per andare in pareggio.
Questo significa stabilire un obiettivo, l’imprenditore
saprà che solo arrivando a quel livello di
vendite potrà avere un risultato reddituale
positivo, e questo è sicuramente un aspetto
importante.
Ma i vantaggi che si possono ottenere attraverso
la stesura di un documento previsionale sono molteplici,
infatti, un business plan:
- Permette di pensare alla propria area di responsabilità
in un modo totalmente diverso. È un’esperienza
costruttiva che dà la possibilità
di acquisire o di migliorare l’abilità
nell’organizzare la propria attività
e nel raggiungere risultati concreti e migliori.
- Può essere considerato un utile esercizio
(14)che
sicuramente prende molto tempo, ma non deve essere
visto come tempo sprecato bensì come investimento
temporale per aprire gli occhi sui reali rischi
ed opportunità dell’attività.
Questo permette all’imprenditore di focalizzarsi
su obiettivi prioritari e sviluppare un chiaro senso
della direzione verso cui vuole muovere il business.
- Permette di visualizzare per tempo tutti, o quasi,
i possibili rischi (15)in
cui si potrebbe incorrere nello svolgimento dell’attività
d’impresa, con il vantaggio di trovare la
soluzione di un problema prima che questo si verifichi
realmente. Sicuramente una situazione che per un
certo senso mette l’azienda in una condizione
agevolata perché pronta ad affrontarlo o
quantomeno cosciente della possibilità che
esista una certa categoria di rischi.
- Permette di acquisire maggiore sicurezza sulle
modalità di organizzazione del proprio business.
- Permette di coinvolgere i soci (16)e
il personale nell’attività d’impresa.
In altre parole può diventare un importante
veicolo di comunicazione interna tra l’alta
direzione e i livelli sottostanti, rendendo noto
in maniera chiara e formale, quali sono le aspettative
di redditività dell’impresa e quali
le priorità da rispettare.
- Ed infine può essere utilizzato come strumento
di valutazione delle concessioni di finanziamento.
È in paesi come Stati uniti e Inghilterra
dove si registra un sempre crescente utilizzo del
business plan ed è praticamente impossibile
ottenere finanziamenti per sviluppare nuove attività
d’impresa se non si è in grado di presentare
piani d’impresa soddisfacenti. In particolare
sono le società di venture capital, paragonabili
alla figura italiana delle società finanziarie
di investimento nel capitale di rischio (17),
le principali artefici del successo riscosso dal
business plan. Infatti, lo sviluppo dei fondi di
venture capital (18)e
la diffusione del business plan sono andati di pari
passo.
1.3.
IL LIVELLO DI APPROFONDIMENTO DI UN BUSINESS PLAN
DESTINATO AD UN USO ESTERNO La diffusione del business plan
tra coloro che gestiscono fondi di investimento
di venture capital ha, inoltre, fatto sì
da operare, all’interno dei piani d’impresa
predisposti al fine di ottenere finanziamenti, un’ulteriore
distinzione degli stessi a seconda che siano rivolti
a società creditizie (19)(banche)
o a società di investimento nel capitale
di rischio (società di venture capital).
Le società creditizie richiedono un business
plan relativamente più semplice rispetto
a quello richiesto dalle società che investono
nel capitale di rischio. Tale differenza discende
soprattutto dal fatto che finanziatori e investitori
possiedono aspettative diverse riguardo all’impresa
che finanziano. Quello che interessa ai finanziatori
è soprattutto che l’impresa sia in
grado di restituire il prestito nei tempi previsti
poiché, indipendentemente dal grado di successo
ottenuto dalla stessa, al finanziatore spetta in
genere il pagamento regolare delle quote capitale
e degli interessi.
Gli investitori, invece, possiedono dei cointeressi
nell’impresa che finanziano. Essi acquistano
quote di capitale proprio e pertanto sono interessati
a che l’impresa operi con successo sul mercato,
e che aumenti i suoi profitti, in modo tale da incrementare
anche il rendimento del loro investimento. Ed è
in virtù di questo loro coinvolgimento diretto
che le società di venture capital s’impegnano
a fornire, oltre al capitale, anche una serie di
servizi d’assistenza tecnica, commerciale
e organizzativa, che risultano essere estremamente
utili per le nuove imprese. Di seguito viene presentata
una breve scheda riguardante i fondi di venture
capital.
I fondi di venture capital (20).
Dal punto di vista giuridico, i fondi di investimento
di venture capital sono spesso costituiti da società
in accomandita semplice in cui il professionista
che gestisce il fondo, il venture capitalist, ha
il ruolo di socio accomandatario, mentre i soci
accomodanti, composti per la maggior parte da istituzioni
finanziarie (banche), fondi pensione e grandi società
in quanto la quota minima di partecipazione è
molto elevata, forniscono il capitale necessario.
I fondi di venture capital hanno una durata definita
nel tempo, di solito tra gli otto e i dodici anni,
alla scadenza dei quali, il fondo viene ripartito
tra i vari soci accomodanti. Nelle scelte di investimento
del fondo, le società di venture capital
sono alla ricerca di imprese giovani, “attive”
e a forte potenziale di crescita, aziende con uno
sviluppo costante e non “fuochi di paglia”.
Esse sono interessate principalmente a due cose:
- Tassi di rendimento composti su base annua pari
o superiori al 25-50 per cento;
- Investimenti convertibili in liquidità
in un periodo di tempo relativamente breve. Il criterio di selezione adottato e l’assistenza
commerciale e organizzativa fornita alle imprese
finanziate, spiegano perché il fondo di venture
capital è investito, nell’arco della
sua durata, in un numero limitato di imprese, che
può andare da un minimo di 10 ad un massimo
di 50. una delle conseguenze del numero ridotto
di imprese finanziate, è che la base minima
per accedere a un finanziamento da parte di un fondo
di venture capital è piuttosto consistente
(400-800 milioni)(21).
L’alto livello di cointeressamento da parte
del venture capitalist, il numero limitato di imprese
finanziate e l’elevato tasso di rendimento
atteso spiegano perché i business plan richiesti
dalle società di investimento sono più
dettagliati e rigorosi rispetto a quelli richiesti
dalle società di finanziamento.
A conferma di quanto appena detto vi è la
prassi, seguita dalle banche, di richiedere elevate
garanzie a tutela del prestito concesso. Queste
ultime, infatti, sono quasi più interessate
all’entità di tali garanzia che all’eventuale
business plan presentato, esigendo l’iscrizione
di privilegi e ipoteche su beni immobili, e spesso
anche fideiussioni da parte degli imprenditori a
titolo di garanzia personale e a conferma dell’effettivo
impegno assunto dall’impresa.
Uno dei principali vantaggi, tuttavia, di un finanziamento
ottenuto sotto forma di credito anziché di
capitale di rischio, è la maggior rapidità
dei finanziatori nel prendere le decisioni rispetto
agli investitori. I finanziatori, nella loro scelta
delle imprese da finanziare, hanno minori esigenze
rispetto agli investitori riguardo alle caratteristiche
che l’investimento deve soddisfare: si soffermano
di meno a valutare che la proposta ricevuta sia
veramente valida e basano la riduzione del rischio
connesso a una mancata restituzione del prestito
e degli interessi, soprattutto sull’esistenza
di elevate garanzie personali e patrimoniali. Non
è affatto esagerato quindi, aspettarsi una
decisione del finanziatore, o persino la concessione
del finanziamento, entro due o tre mesi dalla presentazione
del business plan. Nel caso delle società
di venture capital, invece, questo termine viene
spesso raddoppiato o addirittura triplicato (22).
1.4.
IL BUSINESS PLAN IN ITALIA Il nostro paese presenta caratteristiche
economiche e strutturali che contemporaneamente
favoriscono e ostacolano lo sviluppo dell’attività
di investimento nel capitale di rischio (23).
Se da una parte vi è, infatti, una realtà
produttiva la cui ossatura portante è costituita
dalla piccola e media impresa, a cui maggiormente
si adatta l’attività di investimento
nel capitale di rischio, dall’altra vi sono
una serie di condizioni a contorno che rendono la
situazione italiana meno favorevole e tra queste
le principali sono:
- Numero relativamente ridotto di piccoli e medi
imprenditori dotati di una solida struttura tecnica,
propensi a farsi affiancare da qualificati professionisti,
aperti al coinvolgimento diretto dei collaboratori
nelle scelte strategiche, e disponibili a cedere
quote di partecipazione delle loro aziende. La paura
di molti imprenditori è di perdere la propria
indipendenza operativa;
- Assenza di adeguate agevolazioni fiscali. L’Italia
alla stregua degli Stati Uniti dovrebbe adottare
una politica fiscale più agevolativa che
punitiva dell’investimento e del disinvestimento
da parte delle società di venture capitale
e merchant banking. Le principali facilitazioni
fiscali richieste a tal proposito da parte degli
esperti possono ricondursi a: esenzione da Irpeg,
Irpef e Irap delle plusvalenze patrimoniali comunque
maturate se reinvestite in un determinato lasso
di tempo e deducibilità dal reddito imponibile
dei risparmiatori e degli investitori istituzionali
degli esborsi per sottoscrizioni di quote di tali
società;
- Difficoltà per un rapido smobilizzo dell’investimento
al momento in cui l’operatore decide di raccogliere
i frutti del proprio intervento e di recuperare
il capitale in vista di nuove operazioni. Se non
si può alimentare un regolare turnover delle
partecipazioni, infatti, ci si arresta al primo
“gradino” e si rimane vincolati su poche
iniziative. Grazie ai recenti interventi di ammodernamento,
in Italia la borsa valori sta diventando uno dei
principali canali di smobilizzo dell’investimento.
I principali operatori italiani nel venture capital
e nel merchant banking (24 e 25)e
, sia attraverso la costituzione di apposite società
di investimento nel capitale di rischio (26)che
direttamente, sono le compagnie di assicurazione,
le banche, i fondi pensione, i fondi chiusi e le
grandi aziende industriali (27).
A fianco a queste imprese, svolgono attività
di investimento nel capitale di rischio:
- Le società finanziarie regionali (Sfr).
Costituite negli anni settanta e presenti in quasi
tutte le regioni italiane, acquisiscono di norma
partecipazioni di minoranza in società di
piccole dimensioni utilizzando quasi sempre i fondi
appositamente conferiti loro dalle regioni. Oltre
che nella partecipazione al capitale di rischio,
gli interventi delle Sfr si diramano nella cessione
di finanziamenti a medio e lungo termine a valere
su fondi regionali, nell’organizzazione di
corsi di formazione, nello svolgere attività
di leasing e di factoring.
- Gli Istituti di Mediocredito Regionale. Costituiti
negli anni sessanta e settanta acquisiscono partecipazioni
di stretta minoranza in società di piccola
e media dimensione ed erogano finanziamenti a medio
e lungo termine.